Il ministero del Lavoro ha chiarito le regole relative alla sospensione, revoca e decadenza dell’Assegno di Inclusione (ADI), con aggiornamenti sulle ultime direttive INPS. Questa guida fornisce una panoramica dettagliata su cosa comporta ogni situazione e le differenze tra queste misure.
Differenze tra sospensione, revoca e decadenza dell’Assegno di Inclusione
La Circolare n. 105 del 16 dicembre 2023 dell’INPS fornisce le linee guida per comprendere quando e perché scatta la sospensione, la revoca o la decadenza dell’ADI. Vediamo in dettaglio cosa significa ogni termine e quali sono le conseguenze.
Sospensione dell’Assegno di Inclusione
La sospensione comporta l’interruzione temporanea dell’erogazione dell’ADI, che riprende al cessare dell’evento che ha causato la sospensione. I casi principali di sospensione includono:
- Misura cautelare personale.
- Provvedimenti non definitivi di condanna.
- Latitanza o sottrazione volontaria all’esecuzione della pena.
- Non ottemperanza agli obblighi di presentazione ai servizi competenti.
- Accettazione di un’offerta di lavoro da 1 a 6 mesi, che rende temporaneamente non necessario il sostegno economico.
Revoca dell’Assegno di Inclusione
La revoca comporta la perdita definitiva del diritto all’ADI dalla data della domanda, con l’obbligo di restituire tutti gli importi percepiti indebitamente. Le cause principali di revoca sono:
- Dichiarazioni omesse o mendaci nella domanda o nelle comunicazioni successive riguardanti variazioni del reddito, del patrimonio o della composizione del nucleo familiare.
Decadenza dell’Assegno di Inclusione
La decadenza comporta la cessazione dell’erogazione dell’ADI dal momento del verificarsi dell’evento che l’ha causata. Se applicata successivamente, è necessario recuperare gli importi percepiti indebitamente. Le cause principali di decadenza includono:
- Condanna definitiva per reati con pena non inferiore a un anno.
- Patteggiamento ai sensi dell’art. 444 c.p.p.
- Mancata sottoscrizione del Patto per l’inclusione o del patto di servizio personalizzato.
- Assenza ingiustificata a iniziative formative o altre iniziative di politica attiva.
- Mancata accettazione di un’offerta di lavoro per i componenti del nucleo attivabili.
- Mancate o false comunicazioni che influirebbero sulla prestazione, inclusa la mancata presentazione di una DSU aggiornata in caso di variazione del nucleo familiare.
Novità 2024
Il Decreto n. 104 del 24 giugno 2024, firmato dal ministro del Lavoro e delle Politiche Sociali, introduce importanti novità riguardanti l’ADI. Una delle più rilevanti è che la sospensione o la decadenza dell’Assegno Unico si applica all’intero nucleo familiare, indipendentemente dai componenti. Se un familiare non si presenta ai servizi sociali entro 120 giorni dalla domanda, l’intera famiglia perde il sussidio.
Inoltre, tutti i componenti devono presentarsi ogni 90 giorni ai servizi sociali per confermare la loro condizione e sottoscrivere il Patto per l’Inclusione Sociale (PaIS). Sono esentati da questo obbligo i componenti di età pari o superiore ai 60 anni, con disabilità, o vittime di violenza di genere inserite in percorsi di protezione.
Quando l’ADI può essere richiesto di nuovo e quando no
In caso di condanna definitiva o applicazione di una misura di prevenzione, il beneficio non può essere richiesto prima di 10 anni dalla sentenza. In altri casi, l’ADI può essere richiesto nuovamente dopo 6 mesi dalla data del provvedimento di revoca o decadenza.