Un calo atteso dopo anni di aumenti
Nel 2023, le spese di gestione dei conti correnti in Italia hanno registrato una flessione significativa, attestandosi a 100,7 euro, con una diminuzione di circa 3,3 euro rispetto all’anno precedente. Questo segna il primo calo dopo sette anni consecutivi di aumenti, un dato che offre un barlume di speranza per i correntisti italiani. Secondo un’indagine condotta dalla Banca d’Italia, il calo è attribuibile principalmente alle spese fisse, che hanno visto una riduzione, e alle spese variabili, legate a una minore operatività da parte degli utenti.
Analisi delle spese fisse e variabili
Le spese fisse, come i canoni mensili, sono diminuite grazie a una maggiore competitività tra le banche e all’emergere di conti correnti online, che offrono condizioni più vantaggiose. Tuttavia, le commissioni sui pagamenti e sui prelievi di contante sono rimaste pressoché invariate, suggerendo che non tutte le spese sono state influenzate dalla riduzione generale. D’altra parte, la spesa di gestione dei conti online è scesa di 4,8 euro, portandosi a 28,9 euro, principalmente per una minore proporzione di clienti soggetti al pagamento del canone di base.
Un aumento preoccupante per i conti postali
Contrariamente alla tendenza generale, la spesa di gestione dei conti postali ha mostrato un incremento, passando da 59,6 a 67,3 euro. Questo aumento è in gran parte attribuibile a un incremento delle spese variabili, dovuto a una maggiore operatività degli utenti. La spesa media ponderata per le tre tipologie di conto corrente si attesta ora a 87,8 euro, un dato che solleva interrogativi sulla sostenibilità dei costi per i correntisti italiani.
Un confronto con il passato
Nonostante il calo registrato nel 2023, i costi di gestione dei conti correnti rimangono elevati rispetto al passato. Secondo Assoutenti, nel 2013 la spesa media era di 81,9 euro, il che significa che oggi i correntisti spendono 18,8 euro in più rispetto a dieci anni fa, con un incremento del 23%. Questo dato evidenzia come, nonostante la digitalizzazione e l’adozione di servizi bancari online, i costi non siano diminuiti in modo proporzionale ai risparmi ottenuti dalle banche.
Le reazioni delle associazioni dei consumatori
Le associazioni dei consumatori hanno espresso preoccupazione riguardo a questa situazione. Massimiliano Dona, presidente dell’Unione Nazionale Consumatori, ha definito il calo delle spese come “insoddisfacente e inadeguato”, sottolineando che non basta a compensare i rincari degli anni precedenti. La riduzione di 3,3 euro è vista come un passo nella giusta direzione, ma non sufficiente a giustificare i profitti delle banche e gli aumenti spropositati degli anni passati. Dona ha anche evidenziato che il balzo record del 2022, che aveva portato la spesa a 104 euro, ha reso la situazione ancora più critica per i correntisti.