Le quotazioni degli indici internazionali, dopo i recenti massimi assoluti di alcune piazze, continuano ad oscillare senza una direzione ben precisa.
Gli investitori si trovano a barcamenarsi tra i timori per una spinta reflattiva e, di contro, un rinvigorito ottimismo acceso dai nuovi stimoli monetari appena approvati dall’Amministrazione Biden per sostenere l’economia statunitense, che, essendo la prima a livello mondiale, potrebbe fungere, come accade di solito, da locomotiva.
In questo panorama, i titoli azionari sono quelli che più subiscono l’elevata volatilità, tuttavia per meglio capire quale sia l’impatto di questa variabile sugli investimenti dei risparmiatori, bisognerebbe prima comprendere come funziona il mercato azionario, così da approfondire nel dettaglio tutti gli aspetti ad esso collegati.
Cos’è un’azione
Un’azione è un titolo di credito nominativo rappresentante una parte del capitale di rischio di una società. Indica, infatti, in relazione al prezzo unitario attribuito, in che misura un azionista entra nel capitale sociale di un’azienda. Di solito, questi titoli vengono quotati quando l’azionista di maggioranza vuole attingere a nuova liquidità senza ricorrere ad un finanziamento diretto o all’emissione di bond, per sostenere o sviluppare ulteriormente il proprio business.
Il possesso di un’azione attribuisce dei diritti e degli obblighi in base alla tipologia del titolo, tuttavia quella più diffusa, almeno nel panorama retail, è l’azione ordinaria. Un investitore che negozi tali strumenti finanziari, con il mero fine di estrarre rendimento da questa attività, ha l’obiettivo di vendere ad un prezzo unitario più alto, rispetto al prezzo di acquisto, il titolo oggetto della negoziazione. Naturalmente, per raggiungere tale obiettivo, le strade non necessariamente devono essere univoche.
Strategie di trading azionario
Ad esempio, vi sono investitori che prediligono un approccio da cassettista, cioè selezionano titoli che ritengono abbiano un valore di borsa sottovalutato rispetto al loro potenziale reale e quindi li detengono in portafoglio, fino a quando non raggiungano un prezzo consono, incassando ove disponibile il dividendo. Solitamente questa strategia buy and hold viene implementata, servendosi dell’analisi fondamentale, su azioni value: titoli con un rapporto prezzo-utili non molto elevato, pertanto meno influenzati dalla volatilità.
Vi sono poi risparmiatori con un approccio più speculativo, che cercano di avvantaggiarsi anche di movimenti su orizzonti temporali più brevi, sfruttando la volatilità delle azioni. Di conseguenza si avvalgono dell’analisi tecnica per individuare anche trend secondari, utilizzando solitamente azioni growth, ovvero dei titoli che amplificano, sia al rialzo che al ribasso, i movimenti dell’indice di riferimento. A questi si aggiungono i trader, che sfruttano le oscillazioni di un sottostante nella loro pienezza, con l’obiettivo di operare sia su uptrend che downtrend.
Infatti, perché si abbia un risultato netto positivo, la differenza tra prezzo di vendita e prezzo di acquisto non deve per forza essere conseguita effettuando prima l’acquisto e successivamente la vendita, ma si può effettuare un’operazione, definita short selling, per sfruttare un presunto movimento al ribasso, ricoprendosi ad un prezzo inferiore rispetto a quello di vendita. Questo approccio, ovviamente, per essere implementato, ha bisogno della padronanza, da parte dell’investitore, di skill più elevate o comunque di uno strumento di supporto, oltre a un tempo maggiore da poter dedicare a tale attività.
L’importanza della diversificazione
Naturalmente, non per forza questi tipi di operatività sono da considerare in antitesi tra loro. Se è noto che la diversificazione di un portafoglio di investimento su più asset class ha un effetto calmierante sulla volatilità, non è da meno la diversificazione su più strategie operative che, in aggiunta, può procurare benefici persino dal lato performance dell’allocazione di investimento.
Tutto ciò deve fare chiaramente da cornice ad una corretta profilazione del risparmiatore. Quest’ultimo, infatti, per negoziare questa tipologia di titoli deve avere un’adeguata propensione al rischio ed un orizzonte temporale coerentemente lungo, senza contare che un minimo di cultura finanziaria aiuta ad affrontare le scelte di investimento senza lasciare nulla al caso.