Con l’introduzione della Legge di Bilancio 2025, lo Stato potrà pignorare fino a un settimo dello stipendio dei dipendenti pubblici che abbiano debiti fiscali superiori ai 5.000 euro e un reddito mensile oltre i 2.500 euro.
L’obiettivo di questa nuova misura è aumentare il recupero crediti nei confronti dei dipendenti pubblici con situazioni di debito rilevanti, con una procedura di pignoramento semplificata. Di seguito tutti i dettagli, inclusi requisiti e meccanismi di protezione del reddito.
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Novità della Legge di Bilancio 2025: cosa cambia
La misura introdotta dal Governo permette il pignoramento fino a un settimo dello stipendio per i dipendenti della pubblica amministrazione con debiti di almeno 5.000 euro verso il Fisco, se questi ultimi non rispondono agli avvisi di pagamento. Secondo la relazione tecnica, si stima che circa 30.000 lavoratori pubblici, con un reddito medio di 3.500 euro, saranno interessati dalla misura, che entrerà pienamente in vigore nel 2026, generando un gettito di circa 36 milioni di euro nel 2026 e 90 milioni di euro a regime.
Chi è coinvolto e come funziona il pignoramento
La misura si applica solo ai dipendenti pubblici con:
- Debiti fiscali pari o superiori a 5.000 euro;
- Stipendio mensile superiore a 2.500 euro.
Chi rientra in questi parametri sarà soggetto a pignoramento fino a un settimo dello stipendio. Tuttavia, per i dipendenti che superano la soglia solo grazie alla tredicesima mensilità, la trattenuta sarà ridotta a un decimo.
Esempio: per un dipendente con reddito medio di 3.500 euro, il pignoramento può ammontare a circa 500 euro al mese. La quota precisa sarà definita in un decreto attuativo.
Come evitare il pignoramento
Il pignoramento non si applicherà automaticamente a tutti i debitori. Solo chi ignora gli avvisi dell’Agenzia delle Entrate rischierà la trattenuta sullo stipendio. In base alle stime governative, circa l’80% dei debitori risponderà agli avvisi, evitando così il pignoramento.
Limiti di pignoramento nel 2024 e protezione del reddito minimo
Attualmente, la normativa italiana stabilisce che la quota pignorabile dello stipendio non possa superare il quinto (20%) del reddito netto mensile. Esistono inoltre delle soglie minime sotto le quali lo stipendio non può essere pignorato: nel 2024, tale limite è di 1.603,23 euro (tre volte l’assegno sociale di 534,41 euro mensili).
Ciò significa che, ad esempio, se un dipendente pubblico guadagna 2.000 euro al mese, può essere pignorata solo la parte eccedente i 1.603,23 euro, con una trattenuta massima di circa 396,77 euro.
Quando entrerà in vigore la misura
La nuova normativa sul pignoramento degli stipendi dei dipendenti pubblici entrerà in vigore a partire dal 1° gennaio 2026, una volta che la Legge di Bilancio 2025 sarà approvata definitivamente entro il 31 dicembre 2024.