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Google chiude la disputa fiscale in Italia con un pagamento di 326 milioni

Il contesto della disputa fiscale

Negli ultimi anni, Google ha affrontato diverse controversie fiscali in Italia, culminate in un’inchiesta condotta dalla Procura di Milano. L’indagine ha riguardato l’omessa presentazione della dichiarazione dei redditi da parte della divisione europea di Google Ireland Limited, per un periodo che va dal 20. Secondo le autorità, la multinazionale non avrebbe dichiarato e versato le imposte sui redditi generati nel Paese, operando attraverso una presunta “stabile organizzazione occulta”. Questo termine si riferisce a server e infrastrutture tecnologiche utilizzate per il funzionamento dei servizi digitali offerti in Italia.

Le accuse e le indagini

Le indagini, coordinate dai pubblici ministeri Giovanna Cavalleri e Giovanni Polizzi, hanno rivelato che Google non solo non aveva presentato le dichiarazioni annuali dei redditi, ma non aveva nemmeno applicato le ritenute dovute sulle royalties pagate alle altre società del gruppo. Questo ha portato a un’accusa di evasione fiscale per un ammontare di quasi 900 milioni di euro, legata principalmente alla vendita di spazi pubblicitari e ai ricavi generati dai servizi tecnologici operanti in Italia.

La risoluzione della controversia

In seguito a queste verifiche, Google ha deciso di risolvere la propria posizione attraverso un accordo di accertamento con l’Agenzia delle Entrate. Questo accordo ha permesso di riqualificare l’illecito come elusione fiscale, piuttosto che evasione, e ha comportato il pagamento di 326 milioni di euro. Questo pagamento ha portato alla richiesta di archiviazione dell’indagine da parte della Procura di Milano, che ha visto chiudere così un capitolo controverso per la multinazionale americana.

Un precedente significativo

Non è la prima volta che Google si trova a dover affrontare questioni fiscali in Italia. Nel 2017, la società aveva già versato 306 milioni di euro per risolvere pendenze tributarie accumulate nel corso di 15 anni. Questo evidenzia un trend crescente di attenzione da parte delle autorità italiane nei confronti delle multinazionali del web, che spesso operano in modo complesso e con strutture societarie articolate, rendendo difficile il monitoraggio delle loro attività fiscali.

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