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Orario di lavoro a 32 ore settimanali a parità di salario dal 2025: cosa prevede la proposta di legge

La proposta di legge attualmente in discussione presso la XI Commissione Lavoro della Camera mira a introdurre una riduzione dell’orario di lavoro a 32 ore settimanali, mantenendo invariato il salario.

Questa riforma, sostenuta dalle forze di opposizione, prevede una fase di sperimentazione di tre anni a partire dal 2025.

Vediamo insieme nel dettaglio cosa prevede questa proposta di legge, i tempi di attuazione e i potenziali impatti su lavoratori e aziende.

La proposta di legge: settimana lavorativa di 32 ore a parità di salario

La proposta di legge nasce dall’unione di tre distinti progetti presentati negli ultimi anni dal Partito Democratico (PD), dal Movimento 5 Stelle (M5S) e da Alleanza Verdi-Sinistra (AVS). L’obiettivo principale è ridurre l’orario di lavoro settimanale dalle attuali 40 ore a 32 ore, senza alcuna riduzione salariale. La novità prevede che, a partire dal 2025, le attività lavorative siano distribuite su 4 giorni anziché su 5, mantenendo il pieno stipendio.

La legge è strutturata in modo da essere introdotta in maniera graduale. Durante i primi tre anni, sarà sperimentata in aziende che aderiranno volontariamente, supportate da incentivi economici che ridurranno l’impatto economico della misura. Alla fine del triennio, se la sperimentazione avrà dato esiti positivi, il Governo potrà rendere obbligatorio l’orario ridotto attraverso un Decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri (DPCM).

Tempi di approvazione e attuazione

La proposta di legge è attualmente in fase di discussione presso la XI Commissione Lavoro alla Camera, con l’obiettivo di portarla in Aula entro la fine del 2024. Se approvata, l’entrata in vigore del nuovo orario di lavoro a 32 ore settimanali è prevista per il 2025.

La proposta unitaria incorpora tre progetti di legge distinti:

  • La proposta n. 142, presentata da Nicola Fratoianni (AVS), che mirava a ridurre l’orario settimanale a 34 ore.
  • La proposta n. 1000, firmata da Giuseppe Conte (M5S), che prevedeva un limite minimo di 32 ore.
  • La proposta n. 1505, presentata da Arturo Scotto ed Elly Schlein (PD), che introduceva la settimana lavorativa di 4 giorni.

Il primo voto in Aula è previsto per il 21 ottobre 2024, salvo ritardi nell’iter parlamentare.

Benefici della riduzione dell’orario di lavoro

La riduzione dell’orario di lavoro a 32 ore settimanali, mantenendo lo stesso stipendio, potrebbe apportare numerosi vantaggi sia per i lavoratori che per le aziende:

  • Per i lavoratori, si prevede un miglioramento del benessere psicofisico, con maggiore tempo a disposizione per la vita privata, famiglia e svago. Questo potrebbe ridurre lo stress, aumentando la produttività nelle ore di lavoro effettive.
  • Per le aziende, una settimana lavorativa ridotta potrebbe portare a un incremento dell’efficienza, una riduzione delle assenze per malattia e un maggiore coinvolgimento dei dipendenti. Inoltre, sono previsti incentivi per le aziende che decidono di adottare il nuovo modello lavorativo.

Il contesto normativo attuale

In Italia, l’orario di lavoro settimanale è attualmente regolato dal Decreto Legislativo 66 del 2003, che stabilisce un massimo di 40 ore settimanali. Questo rappresenta il limite legale, ma nei contratti di lavoro individuali l’orario può variare a seconda del settore o della professione. Le ore lavorate oltre questo limite sono considerate straordinarie e devono essere retribuite con maggiorazioni previste dai Contratti Collettivi Nazionali di Lavoro (CCNL).

Come funzionerà la settimana lavorativa da 4 giorni

La proposta prevede che il nuovo orario di 32 ore sia distribuito su 4 giorni, anziché 5, senza riduzione di stipendio. Le aziende avranno flessibilità nel gestire questa nuova organizzazione. Alcune potrebbero optare per turni di 8 ore al giorno, altre potrebbero adottare orari più flessibili per adattarsi alle proprie esigenze produttive.

Per incentivare l’adozione di questo modello, il Governo prevede l’introduzione di agevolazioni fiscali e contributive per le aziende, consentendo loro di compensare i costi della riduzione delle ore lavorative, mantenendo intatti i salari. L’obiettivo è favorire un equilibrio tra lavoro e vita privata senza gravare sulle finanze aziendali.

Modelli sperimentali di successo

Esperienze analoghe in altri Paesi, come Regno Unito e Spagna, hanno già dimostrato che la riduzione dell’orario di lavoro può avere effetti positivi. In molti casi, la produttività è rimasta invariata o addirittura aumentata, mentre il benessere dei lavoratori è migliorato sensibilmente.

L’introduzione di una settimana lavorativa di 32 ore settimanali rappresenta una sfida ambiziosa per il mondo del lavoro italiano. Se approvata, questa riforma potrebbe rivoluzionare il modo in cui vengono gestite le attività lavorative, migliorando la qualità della vita dei lavoratori senza sacrificare la produttività aziendale. Il successo di questa proposta dipenderà, in gran parte, dai risultati della fase sperimentale e dal modo in cui le aziende sapranno adattarsi al nuovo modello.

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