La pensione obbligatoria è una forma di previdenza sociale che garantisce a tutti i cittadini di poter contare, raggiunta l’età pensionabile, su un’entrata mensile il cui importo varia in base a diversi fattori. In molti casi, purtroppo, nonostante i tanti anni di lavoro, l’assegno percepito risulta troppo basso e non permette di mantenere lo stile di vita al quale si è abituati.
È per questo che, scoprendo ad esempio a quanto ammonta la pensione con 20 anni di contributi, vi siete detti che no, proprio non potete permettervelo e vi toccherà lavorare fino a 71 anni per ottenere un assegno leggermente più corposo, ma dopotutto ancora troppo basso.
Per ovviare a questo problema e garantirsi una pensione più serena dal punto di vista economico, riuscendo magari ad andare in pensione in anticipo, è possibile ricorrere alla pensione integrativa.
Come funziona la pensione integrativa
La pensione integrativa nasce per consentire ai lavoratori di oggi di poter contare, un domani, su un reddito da pensione un po’ più sostanzioso. Come dice il nome stesso, si tratta di una forma pensionistica che “integra” quella obbligatoria.
La persona che decide di aderire a una pensione di questo tipo non deve fare altro che individuare quella che fa al caso proprio, sottoscrivere il contratto e iniziare a effettuare dei versamenti periodici, il cui ammontare può, in genere, essere variato nel tempo in base alle proprie possibilità. I lavoratori subordinati possono inoltre far convogliare nella pensione complementare anche il TFR e, in alcuni casi, possono contare su dei contributi aggiuntivi versati dal datore di lavoro.
Il denaro versato non rimane fermo, ma viene utilizzato dal gestore per effettuare degli investimenti in azioni, obbligazioni o quote di fondi comuni. Gli strumenti finanziari oggetto di compravendita variano a seconda del comparto del piano pensionistico, il quale può essere obbligazionario, azionario, bilanciato o garantito.
Fondi pensione e PIP
Le pensioni integrative si dividono in fondi pensione e Piani Individuali Pensionistici, noti come PIP. I primi si dividono a loro volta in fondi aperti – gestiti da SIM, SGR o banche, e accessibili a tutti, dal lavoratore dipendente al disoccupato – e fondi chiusi o negoziali – destinati a specifiche categorie di lavoratori.
I PIP sono invece realizzati attraverso delle formule assicurative e, come i fondi pensione aperti, possono essere sottoscritti da chiunque.
Quando iniziare a investire per la pensione
Non esiste un momento migliore per aderire a un fondo pensione o a un PIP. Ognuno, in base alle proprie possibilità, alle proprie aspettative e ai propri obiettivi, può decidere, in qualsiasi momento, di farlo.
Per aumentare le possibilità di ottenere un reddito aggiuntivo un po’ più elevato, può essere utile iniziare quanto prima, senza attendere l’ultimo momento. Naturalmente, trattandosi di vere e proprie formule di investimento, seppure obbligate a seguire le regole prudenziali stabilite dalla legge 252/2005, possono presentare dei rischi che è bene prendere in considerazione prima di aderire a un fondo o a un piano.
Per non commettere errori, è preferibile chiedere consiglio a un consulente finanziario autonomo, il quale saprà dirigere nel modo più opportuno le scelte di investimento anche per quanto riguarda l’eventuale sottoscrizione di un fondo pensione, indicando il momento migliore per aderirvi e il comparto più adatto.