Ai fini dell’imposta sul reddito, i profitti generati dalla vendita o dall’utilizzo di valuta virtuale sono generalmente classificati come reddito vario.
I redditi vari fanno parte del reddito lordo. L’aliquota dell’imposta sul reddito varia dal 5 al 45%, e l’aliquota fiscale locale è del 10%. Rispetto alla tassazione sulle plusvalenze da cessione di quote societarie, la cui aliquota fiscale è di circa il 20%, le plusvalenze in criptovaluta sono fortemente tassate. D’altra parte, per una società che realizza profitti dalla vendita di valuta virtuale, l’aliquota dell’imposta sulle società va dal 19% al 23,4%. Viene inoltre imposta un’imposta locale (residente e commerciale) del 10,3%.
L’Agenzia delle Entrate nazionale ha dichiarato che quando la valuta virtuale viene acquisita dall’attività mineraria, il suo valore di mercato al momento dell’acquisizione è incluso nell’importo totale del reddito nel calcolo dell’importo del reddito (o, nel caso di una società, nell’importo di profitto ai fini dell’imposta sulle società). Le spese sostenute nell’attività mineraria saranno incluse nei costi necessari per il calcolo dell’importo del reddito (o nell’importo della detrazione di una società ai fini dell’imposta sulle società).
L’Agenzia delle Entrate nazionale ha anche spiegato che quando una persona acquista una valuta virtuale da un fork, non si riterrà che la persona percepisca un reddito imponibile in quel momento. La nuova valuta virtuale è considerata priva di valore perché il mercato di negoziazione non esiste al momento del fork. Il prezzo di acquisto della nuova valuta virtuale è pari a zero yen. Il reddito sarà generato al momento della vendita o dell’utilizzo della valuta virtuale. Allo stesso modo, per quanto riguarda l’imposta sulle società, il prezzo di acquisto della nuova valuta virtuale sarà pari a zero yen e nessun reddito dovrà essere incluso nell’importo dell’utile dell’anno fiscale.
